Il sistema dei trattati istitutivi della Comunità e dell’Unione europea ha subito un evidente processo di trasformazione nel corso degli ultimi anni, che si è tradotto non solo nella “revisione” della struttura istituzionale, ma altresì nell’assegnazione di contenuti e obiettivi nuovi ad alcune politiche comunitarie – in particolare la politica di cooperazione allo sviluppo e la politica estera e di sicurezza – che contribuiscono in maniera significativa alla costruzione della cosiddetta “azione esterna” dell’Unione europea. In tale contesto la strategia della condizionalità assume un ruolo centrale proprio perché riflette, in maniera emblematica, i contenuti di un processo normativo ampio che ha condotto all’elaborazione di norme dirette a conferire alla Comunità e all’Unione una competenza specifica nel settore della promozione e della tutela dei diritti umani. Al di là della valenza politica, la condizionalità si traduce infatti nell’adozione di strumenti normativi idonei, per un verso ad imporre il rispetto delle norme sui diritti umani e, per l’altro, a favorire, nel medio e lungo periodo, processi di trasformazione, a livello civile e istituzionale, nei paesi legati all’Unione da accordi di associazione, di cooperazione e di partenariato. Proprio il meccanismo della condizionalità, che crea un vincolo quasi sinallagmatico, tra il funzionamento del regime di associazione e di partenariato – e dunque di un sistema che mira a sostenere economicamente i processi di sviluppo nei paesi partner – e il rispetto dei diritti umani e dei principi dello stato di diritto, fornisce all’Unione europea uno strumento idoneo a conferire impulso nonché una dimensione innovativa ad alcune politiche, in particolare la politica di cooperazione allo sviluppo: non solo, ma contribuisce significativamente a definire il ruolo dell’Unione europea sul piano internazionale come “global actor” e dunque come protagonista primario di un processo di sviluppo dei paesi terzi che faccia dell’affermazione dei diritti umani e dei principi di democrazia e stato di diritto uno degli assi portanti.

Il principio di condizionalità e la politica mediterranea dell'Unione europea

ANGIOI, Antonella Silvia
2006

Abstract

Il sistema dei trattati istitutivi della Comunità e dell’Unione europea ha subito un evidente processo di trasformazione nel corso degli ultimi anni, che si è tradotto non solo nella “revisione” della struttura istituzionale, ma altresì nell’assegnazione di contenuti e obiettivi nuovi ad alcune politiche comunitarie – in particolare la politica di cooperazione allo sviluppo e la politica estera e di sicurezza – che contribuiscono in maniera significativa alla costruzione della cosiddetta “azione esterna” dell’Unione europea. In tale contesto la strategia della condizionalità assume un ruolo centrale proprio perché riflette, in maniera emblematica, i contenuti di un processo normativo ampio che ha condotto all’elaborazione di norme dirette a conferire alla Comunità e all’Unione una competenza specifica nel settore della promozione e della tutela dei diritti umani. Al di là della valenza politica, la condizionalità si traduce infatti nell’adozione di strumenti normativi idonei, per un verso ad imporre il rispetto delle norme sui diritti umani e, per l’altro, a favorire, nel medio e lungo periodo, processi di trasformazione, a livello civile e istituzionale, nei paesi legati all’Unione da accordi di associazione, di cooperazione e di partenariato. Proprio il meccanismo della condizionalità, che crea un vincolo quasi sinallagmatico, tra il funzionamento del regime di associazione e di partenariato – e dunque di un sistema che mira a sostenere economicamente i processi di sviluppo nei paesi partner – e il rispetto dei diritti umani e dei principi dello stato di diritto, fornisce all’Unione europea uno strumento idoneo a conferire impulso nonché una dimensione innovativa ad alcune politiche, in particolare la politica di cooperazione allo sviluppo: non solo, ma contribuisce significativamente a definire il ruolo dell’Unione europea sul piano internazionale come “global actor” e dunque come protagonista primario di un processo di sviluppo dei paesi terzi che faccia dell’affermazione dei diritti umani e dei principi di democrazia e stato di diritto uno degli assi portanti.
2006
8849513305
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