Durante la loro marcia alcuni veicoli abbandonano la corretta traiettoria di marcia e fuoriescono dalla carreggiata. Ai margini della piattaforma stradale molto spesso sono presenti ostacoli di varia natura contro cui possono impattare i veicoli in svio o delle aree ad elevato pericolo per i non utenti della strada. Tra di essi compaiono gli alberi, i pali della luce, i muri di sostegno, le pile dei ponti, le scarpate dei rilevati, i bordi delle opere d’arte, le strade parallele, i corsi d’acqua, le aree di parcheggio, gli edifici etc. L’incidente per fuoriuscita è tutt’altro che poco frequente e le conseguenze che si hanno sono molto severe. Il tecnico incaricato di valutare, e se necessario migliorare, la sicurezza dei margini di una strada deve esaminare varie alternative per ogni ostacolo. La sua scelta deve ricadere su quella che, in termini di protezione e di investimento, soddisfa i requisiti minimi di normativa e che nel contempo è la più conveniente. Le ipotesi che egli deve considerare includono: quella di non effettuare alcun intervento protettivo, la rimozione dell’ostacolo (o il suo allontanamento) e la protezione con dispositivi a diverso grado di contenimento. Un aspetto essenziale che il tecnico deve tenere in conto quando considera l’impiego di questi ultimi è che la loro efficacia, e quindi la loro convenienza, è legata al modo in cui vengono installati ed alle caratteristiche del sito in esame. La protezione offerta infatti dipende dall’estensione dell’installazione, dalla distanza dell’ostacolo, dalla distanza ove viene collocata la protezione rispetto al bordo della carreggiata, dal supporto offerto dal margine stradale, dalla curvatura di quest’ultimo nel caso degli accessi, dalla conformazione delle scarpate o del territorio immediatamente ai margini della strada, etc. Nella sua attività di selezione dell’alternativa più conveniente il progettista deve inoltre anche considerare l’opportunità di agire attivamente nei riguardi della riduzione del numero di fuoriuscite attraverso il miglioramento dell’aderenza, l’impiego di bande rumorose ai margini della carreggiata, l’uso di segnaletica particolarmente efficace nei punti di maggiore pericolosità, etc. Le disposizioni normative italiane attuali (il D.M. 5 novembre 2001, il D.M. 21 giugno 2004, la direttiva del 25 agosto 2004, la circolare del 21 luglio 2010 ed il decreto del 28 giugno 2011) indicano al progettista in maniera sommaria gli ostacoli ed i luoghi che è necessario proteggere, le classi minime dei dispositivi da adoperare ed alcuni principi da considerare nella progettazione dell’installazione. Esse da sole non sono sufficienti per un’appropriata valutazione della sicurezza dei margini e per progettare, se necessario, una loro efficace protezione. La letteratura tecnica internazionale, costituita da pubblicazioni, rapporti di ricerca, manuali, linee guida e normative, di contro include vari criteri di valutazione e soluzioni schematiche per i problemi che possono incontrarsi. Il presente lavoro fa una sintesi ragionata delle indicazioni riportate in buona parte di tali documenti ed ha l’obiettivo di fornire dei suggerimenti che possono essere un valido aiuto per il tecnico incaricato dello studio della protezione dei margini stradali. Oltre a ciò si includono i risultati di studi appositamente svolti dall’autore. Nella prima parte del lavoro, di tipo generale, si mostra dapprima la valenza del problema delle fuoriuscite con riferimento sia ai dati ISTAT sia ai dati raccolti con un’apposita indagine su due tratti autostradali. Con riferimento alla prima fonte, la quale include soltanto gli incidenti ove si sono avuti decessi e feriti ospedalizzati, si ha che questa tipologia di incidenti è preceduta come numerosità in maniera significativa soltanto dal tamponamento e dallo scontro fronto laterale. Riguardo alla pericolosità essa invece è preceduto in termini di vittime soltanto dallo scontro fronto-laterale. Le strade più pericolose nei riguardi delle fuoriuscite sono quelle provinciali e sono seguite in ordine da quelle comunali extraurbane, da quelle statali, dalle autostrade e poi infine da quelle urbane. L’indagine relativa invece ai due tratti autostradali, la quale include tutti gli incidenti rilevati dalle Forze dell’Ordine, ha mostrato invece che le fuoriuscite ammontano a circa il 44% del totale degli incidenti e che esse non sono le più pericolose. Dopo l’esame della pericolosità del di questa tipologia di incidenti segue un’elencazione di tutti i possibili ostacoli da considerare nella valutazione della sicurezza dei margini, unita ad una stima del danno medio di ogni impatto rispetto a quello che si ha nel caso delle barriere di sicurezza. Tali valori sono molto utili nel processo di valutazione della convenienza di un sistema di protezione. Successivamente a ciò si riportano le indicazioni reperite in letteratura sulle distanze di sicurezza a cui devono trovarsi gli ostacoli per non necessitare di protezione e si fornisce un criterio per definire queste ultime in funzione della pericolosità dell’ostacolo. L’esposizione prosegue poi con una disamina delle classi di contenimento delle barriere di sicurezza richieste in varie nazioni. Queste vengono confrontate applicandole ad una situazione reale per la quale è stata stimata la funzione di distribuzione dell’energia dei veicoli in fuoriuscita. Oltre ciò si illustra l’applicazione della procedura benefici-costi per la scelta della barriera di sicurezza. Dopo questa parte di tipo generale ne segue una più applicativa che tratta l’estensione minima delle barriere di sicurezza in relazione alle caratteristiche dell’ostacolo, la distanza tra barriera ed ostacoli, la larghezza del supporto alla barriera, le interruzioni delle barriere, le azioni trasferite alle pareti nel caso di impatto, gli spartitraffico, i bordi delle opere d’arte, gli svincoli e gli accessi. Per ognuno di questi argomenti sono riportate e confrontate le indicazioni e le soluzioni tipologiche presenti in parte della letteratura tecnica internazionale.

La protezione dei margini stradali

PERNETTI, Mariano
2012

Abstract

Durante la loro marcia alcuni veicoli abbandonano la corretta traiettoria di marcia e fuoriescono dalla carreggiata. Ai margini della piattaforma stradale molto spesso sono presenti ostacoli di varia natura contro cui possono impattare i veicoli in svio o delle aree ad elevato pericolo per i non utenti della strada. Tra di essi compaiono gli alberi, i pali della luce, i muri di sostegno, le pile dei ponti, le scarpate dei rilevati, i bordi delle opere d’arte, le strade parallele, i corsi d’acqua, le aree di parcheggio, gli edifici etc. L’incidente per fuoriuscita è tutt’altro che poco frequente e le conseguenze che si hanno sono molto severe. Il tecnico incaricato di valutare, e se necessario migliorare, la sicurezza dei margini di una strada deve esaminare varie alternative per ogni ostacolo. La sua scelta deve ricadere su quella che, in termini di protezione e di investimento, soddisfa i requisiti minimi di normativa e che nel contempo è la più conveniente. Le ipotesi che egli deve considerare includono: quella di non effettuare alcun intervento protettivo, la rimozione dell’ostacolo (o il suo allontanamento) e la protezione con dispositivi a diverso grado di contenimento. Un aspetto essenziale che il tecnico deve tenere in conto quando considera l’impiego di questi ultimi è che la loro efficacia, e quindi la loro convenienza, è legata al modo in cui vengono installati ed alle caratteristiche del sito in esame. La protezione offerta infatti dipende dall’estensione dell’installazione, dalla distanza dell’ostacolo, dalla distanza ove viene collocata la protezione rispetto al bordo della carreggiata, dal supporto offerto dal margine stradale, dalla curvatura di quest’ultimo nel caso degli accessi, dalla conformazione delle scarpate o del territorio immediatamente ai margini della strada, etc. Nella sua attività di selezione dell’alternativa più conveniente il progettista deve inoltre anche considerare l’opportunità di agire attivamente nei riguardi della riduzione del numero di fuoriuscite attraverso il miglioramento dell’aderenza, l’impiego di bande rumorose ai margini della carreggiata, l’uso di segnaletica particolarmente efficace nei punti di maggiore pericolosità, etc. Le disposizioni normative italiane attuali (il D.M. 5 novembre 2001, il D.M. 21 giugno 2004, la direttiva del 25 agosto 2004, la circolare del 21 luglio 2010 ed il decreto del 28 giugno 2011) indicano al progettista in maniera sommaria gli ostacoli ed i luoghi che è necessario proteggere, le classi minime dei dispositivi da adoperare ed alcuni principi da considerare nella progettazione dell’installazione. Esse da sole non sono sufficienti per un’appropriata valutazione della sicurezza dei margini e per progettare, se necessario, una loro efficace protezione. La letteratura tecnica internazionale, costituita da pubblicazioni, rapporti di ricerca, manuali, linee guida e normative, di contro include vari criteri di valutazione e soluzioni schematiche per i problemi che possono incontrarsi. Il presente lavoro fa una sintesi ragionata delle indicazioni riportate in buona parte di tali documenti ed ha l’obiettivo di fornire dei suggerimenti che possono essere un valido aiuto per il tecnico incaricato dello studio della protezione dei margini stradali. Oltre a ciò si includono i risultati di studi appositamente svolti dall’autore. Nella prima parte del lavoro, di tipo generale, si mostra dapprima la valenza del problema delle fuoriuscite con riferimento sia ai dati ISTAT sia ai dati raccolti con un’apposita indagine su due tratti autostradali. Con riferimento alla prima fonte, la quale include soltanto gli incidenti ove si sono avuti decessi e feriti ospedalizzati, si ha che questa tipologia di incidenti è preceduta come numerosità in maniera significativa soltanto dal tamponamento e dallo scontro fronto laterale. Riguardo alla pericolosità essa invece è preceduto in termini di vittime soltanto dallo scontro fronto-laterale. Le strade più pericolose nei riguardi delle fuoriuscite sono quelle provinciali e sono seguite in ordine da quelle comunali extraurbane, da quelle statali, dalle autostrade e poi infine da quelle urbane. L’indagine relativa invece ai due tratti autostradali, la quale include tutti gli incidenti rilevati dalle Forze dell’Ordine, ha mostrato invece che le fuoriuscite ammontano a circa il 44% del totale degli incidenti e che esse non sono le più pericolose. Dopo l’esame della pericolosità del di questa tipologia di incidenti segue un’elencazione di tutti i possibili ostacoli da considerare nella valutazione della sicurezza dei margini, unita ad una stima del danno medio di ogni impatto rispetto a quello che si ha nel caso delle barriere di sicurezza. Tali valori sono molto utili nel processo di valutazione della convenienza di un sistema di protezione. Successivamente a ciò si riportano le indicazioni reperite in letteratura sulle distanze di sicurezza a cui devono trovarsi gli ostacoli per non necessitare di protezione e si fornisce un criterio per definire queste ultime in funzione della pericolosità dell’ostacolo. L’esposizione prosegue poi con una disamina delle classi di contenimento delle barriere di sicurezza richieste in varie nazioni. Queste vengono confrontate applicandole ad una situazione reale per la quale è stata stimata la funzione di distribuzione dell’energia dei veicoli in fuoriuscita. Oltre ciò si illustra l’applicazione della procedura benefici-costi per la scelta della barriera di sicurezza. Dopo questa parte di tipo generale ne segue una più applicativa che tratta l’estensione minima delle barriere di sicurezza in relazione alle caratteristiche dell’ostacolo, la distanza tra barriera ed ostacoli, la larghezza del supporto alla barriera, le interruzioni delle barriere, le azioni trasferite alle pareti nel caso di impatto, gli spartitraffico, i bordi delle opere d’arte, gli svincoli e gli accessi. Per ognuno di questi argomenti sono riportate e confrontate le indicazioni e le soluzioni tipologiche presenti in parte della letteratura tecnica internazionale.
2012
978-88-97821-16-8
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