In molti contesti territoriali della nostra penisola, soprattutto dall’età moderna e, almeno in alcuni casi, finanche al primo quarantennio del Novecento, i patrimoni architettonici tradizionali rivelano il ricorso diffuso ad orizzontamenti e coperture lignei realizzati in elementi grezzi, semplicemente scortecciati (scorzati), nei quali le sole tenute - cosiddette attestate – recano una sgrossatura più o meno sommaria. Le limitate eccezioni concernono, per lo più, le capriate, in particolare per quanto riguarda i monaci, generalmente asciati. Tale semplicità esecutiva – tipica anche delle qualità e delle conformazioni assunte da unioni e connessioni lignee all’interno di molte tradizioni costruttive locali - in alcuni areali si mostra peculiare persino delle architetture di pregio, configurandosi quindi come carattere reiterato della gran parte del patrimonio architettonico storico. Gli impieghi strutturali di materiali compositi fibrorinforzati, verificati ormai in numerose applicazioni anche su manufatti lignei di tipo tradizionale, hanno prevalentemente investito membrature con lavorazioni superficiali accurate, generalmente coincidenti con elementi segati. La questione non è di poco momento in quanto, prescindendo dalla caratterizzazione del composito e dallo specifico ruolo assolto, l’efficacia di tali rinforzi è, com’è noto, direttamente correlata alle proprietà del substrato ligneo, sia per gli effetti determinati sulla solidarizzazione legno-FRP, sia per l’aderenza che viene a stabilirsi tra i materiali e, dunque, per la durata dell’intervento medesimo. La particolare geometria delle strutture lignee in elementi grezzi rende, allora, necessarie ulteriori riflessioni sui provvedimenti riabilitativi descritti, non adattabili meccanicamente a tali peculiari configurazioni. Per evitare gli effetti di un trasferimento tecnologico approssimato, derivato dall’applicazione di metodiche basate su verifiche maturate in contesti comunque diversi, questo studio approfondisce allora gli aspetti attuativi e procedurali del consolidamento di membrature lignee tradizionali di geometria e superficie irregolari con materiali compositi FRP, testandone altresì strumenti più adeguati di valutazione e controllo ex-post, sulla base delle indicazioni stabilite dal documento CNR-DT 201/2005. Partendo dall’analisi diretta di alcune recenti applicazioni, attraverso il rilievo dell’attuale stato conservativo, elaborato anche in virtù dell’ausilio offerto dalla tecnica diagnostica termografica e dalla caratterizzazione dei fenomeni di degrado e alterazione effettuata con microscopio elettronico – soprattutto per accertare la presenza di eventuali distacchi e processi di delaminazione – sulla base delle competenti verifiche statiche e dinamiche, nonché dei relativi quadri deformativi elaborati grazie a prove strumentali (estensimetri), si sono così valutate alcune tra le principali tecnologie d’intervento in materiali compositi, segnatamente, in relazione alle maggiori criticità rilevabili sul piano conservativo. In particolare per quanto concerne il rinforzo di membrature lignee inflesse, lo studio ha cercato di evidenziare soprattutto i vantaggi e i limiti applicativi relativamente all’uso di corde, lamine e barre monoassiali in FRP, confrontandone tipologie e composizioni in riferimento ad alcuni specifici indicatori (durabilità, efficacia, compatibilità, rapporto con le condizioni ambientali, etc.). Sulla base delle valutazioni analitiche e strumentali riferite ai singoli casi oggetti di studio, oltre ad alcune problematicità, sono emersi così gli accorgimenti e le raccomandazioni di maggiori impatto e ricaduta.

Il consolidamento con materiali compositi fibrorinforzati delle strutture lignee tradizionali in elementi grezzi, Presentazione alla Giornata di Studi,“Utilizzo dei Materiali Compositi FRP/SRG nel Settore Civile e Monumentale – Marteriali e Tecniche e Sistemi Innovativi”, COMPOTEC, Massa Carrara, 8 febbraio 2013

D'APRILE, Marina;
2013

Abstract

In molti contesti territoriali della nostra penisola, soprattutto dall’età moderna e, almeno in alcuni casi, finanche al primo quarantennio del Novecento, i patrimoni architettonici tradizionali rivelano il ricorso diffuso ad orizzontamenti e coperture lignei realizzati in elementi grezzi, semplicemente scortecciati (scorzati), nei quali le sole tenute - cosiddette attestate – recano una sgrossatura più o meno sommaria. Le limitate eccezioni concernono, per lo più, le capriate, in particolare per quanto riguarda i monaci, generalmente asciati. Tale semplicità esecutiva – tipica anche delle qualità e delle conformazioni assunte da unioni e connessioni lignee all’interno di molte tradizioni costruttive locali - in alcuni areali si mostra peculiare persino delle architetture di pregio, configurandosi quindi come carattere reiterato della gran parte del patrimonio architettonico storico. Gli impieghi strutturali di materiali compositi fibrorinforzati, verificati ormai in numerose applicazioni anche su manufatti lignei di tipo tradizionale, hanno prevalentemente investito membrature con lavorazioni superficiali accurate, generalmente coincidenti con elementi segati. La questione non è di poco momento in quanto, prescindendo dalla caratterizzazione del composito e dallo specifico ruolo assolto, l’efficacia di tali rinforzi è, com’è noto, direttamente correlata alle proprietà del substrato ligneo, sia per gli effetti determinati sulla solidarizzazione legno-FRP, sia per l’aderenza che viene a stabilirsi tra i materiali e, dunque, per la durata dell’intervento medesimo. La particolare geometria delle strutture lignee in elementi grezzi rende, allora, necessarie ulteriori riflessioni sui provvedimenti riabilitativi descritti, non adattabili meccanicamente a tali peculiari configurazioni. Per evitare gli effetti di un trasferimento tecnologico approssimato, derivato dall’applicazione di metodiche basate su verifiche maturate in contesti comunque diversi, questo studio approfondisce allora gli aspetti attuativi e procedurali del consolidamento di membrature lignee tradizionali di geometria e superficie irregolari con materiali compositi FRP, testandone altresì strumenti più adeguati di valutazione e controllo ex-post, sulla base delle indicazioni stabilite dal documento CNR-DT 201/2005. Partendo dall’analisi diretta di alcune recenti applicazioni, attraverso il rilievo dell’attuale stato conservativo, elaborato anche in virtù dell’ausilio offerto dalla tecnica diagnostica termografica e dalla caratterizzazione dei fenomeni di degrado e alterazione effettuata con microscopio elettronico – soprattutto per accertare la presenza di eventuali distacchi e processi di delaminazione – sulla base delle competenti verifiche statiche e dinamiche, nonché dei relativi quadri deformativi elaborati grazie a prove strumentali (estensimetri), si sono così valutate alcune tra le principali tecnologie d’intervento in materiali compositi, segnatamente, in relazione alle maggiori criticità rilevabili sul piano conservativo. In particolare per quanto concerne il rinforzo di membrature lignee inflesse, lo studio ha cercato di evidenziare soprattutto i vantaggi e i limiti applicativi relativamente all’uso di corde, lamine e barre monoassiali in FRP, confrontandone tipologie e composizioni in riferimento ad alcuni specifici indicatori (durabilità, efficacia, compatibilità, rapporto con le condizioni ambientali, etc.). Sulla base delle valutazioni analitiche e strumentali riferite ai singoli casi oggetti di studio, oltre ad alcune problematicità, sono emersi così gli accorgimenti e le raccomandazioni di maggiori impatto e ricaduta.
2013
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/160285
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