Nei moderni sistemi economici lo Stato riveste fondamentali funzioni di promozione, di controllo e di guida dello sviluppo economico e, mediante i suoi ampi poteri di intervento, l’azione pubblica può influire in maniera decisiva su tutti gli aspetti più significativi dell’ economia. E’ questa vastità di compiti e poteri che pone l’esigenza, unanimemente avvertita, di coordinare gli interventi pubblici, valutandoli nel quadro dello sviluppo complessivo del sistema economico. Per guidare il sistema verso uno sviluppo equilibrato, l’attività pubblica può essere molto più efficace se si svolge nell’ ambito di un sistema organico di valutazione a medio termine, piuttosto se si esplica mediante correttivi ex post che rischiano spesso di essere inefficaci, perché assunti troppo in ritardo. Una politica economica che si ponga questi obiettivi, può attuarsi attraverso decisioni che modifichino il volume complessivo di grandi aggregati, come gli investimenti ed il risparmio, la distribuzione dei redditi, la ripartizione degli investimenti per regioni e per settori. L’intervento dello Stato è poi di particolare importanza, anche per promuovere una migliore distribuzione territoriale nell’uso delle risorse ed un migliore assetto degli insediamenti urbani. Il meccanismo spontaneo del mercato tende, infatti, assai spesso a concentrare lo sviluppo delle attività economiche in certe zone, lasciandone altre in abbandono. Questi squilibri nella distribuzione territoriale delle attività economiche devono essere corretti, non solo perché possono pregiudicare, nel lungo periodo, lo sviluppo stesso del reddito nazionale, ma anche per evidenti ed importanti motivi di carattere sociale. La programmazione consente di affrontare questi problemi, per la prima volta in modo veramente organico, ed in una visione completa dell’intero sistema economico e si caratterizza, quindi, in senso sociale, innanzitutto sotto questo profilo. Allo Stato, nel quadro degli investimenti volti a caratterizzare i modi di spesa del reddito, spetta il compito di intervenire per ostacolare questo processo di impoverimento della vita culturale e sociale delle ragioni oggi più arretrate. In quest’ottica la programmazione, mediante il coordinamento e la razionalizzazione degli investimenti pubblici nel quadro complessivo del sistema economico, consente una guida pubblica dell’economia assai più incisiva, coerente e plausibile di quel che non sia possibile con la politica del singolo caso, sottoposta alle tradizionali pressioni settoriali e a remore di ogni genere. Con un piano nazionale è, infatti, possibile attribuire alla collettività, che determina appunto, secondo le regole democratiche, gli indirizzi dell’azione pubblica, l’effettivo esercizio del diritto di compiere grandi scelte di fondo, quali quelle che decidono il destino economico e civile di un Paese. Per soddisfare tutte queste esigenze occorre, pertanto, una programmazione globale ed integrata, che - tra l’altro - colga non solo l’aspetto finanziario ma anche l’aspetto economico-patrimoniale della gestione. Allo studio di tali rilevanti problematiche è dedicato il presente lavoro che, prendendo le mosse dall’esame dalla definizione giuridica e dall’ inquadramento normativo del concetto stesso di programmazione, cerca individuare gli aspetti funzionali ed organizzativi della stessa nel nostro ordinamento con particolare attenzione ai suoi riflessi nell’attività finanziaria e tributaria, nel tentativo di fornire un contributo all’annoso problema dell’elaborazione di un modello di programmazione economica efficace e rispondente alle complesse esigenze dell’ attuale sistema socio - economico.

LA PROGRAMMAZIONE IN MATERIA ECONOMICA E FINANZIARIA

DAL NEGRO, Giovanni Maria
2005

Abstract

Nei moderni sistemi economici lo Stato riveste fondamentali funzioni di promozione, di controllo e di guida dello sviluppo economico e, mediante i suoi ampi poteri di intervento, l’azione pubblica può influire in maniera decisiva su tutti gli aspetti più significativi dell’ economia. E’ questa vastità di compiti e poteri che pone l’esigenza, unanimemente avvertita, di coordinare gli interventi pubblici, valutandoli nel quadro dello sviluppo complessivo del sistema economico. Per guidare il sistema verso uno sviluppo equilibrato, l’attività pubblica può essere molto più efficace se si svolge nell’ ambito di un sistema organico di valutazione a medio termine, piuttosto se si esplica mediante correttivi ex post che rischiano spesso di essere inefficaci, perché assunti troppo in ritardo. Una politica economica che si ponga questi obiettivi, può attuarsi attraverso decisioni che modifichino il volume complessivo di grandi aggregati, come gli investimenti ed il risparmio, la distribuzione dei redditi, la ripartizione degli investimenti per regioni e per settori. L’intervento dello Stato è poi di particolare importanza, anche per promuovere una migliore distribuzione territoriale nell’uso delle risorse ed un migliore assetto degli insediamenti urbani. Il meccanismo spontaneo del mercato tende, infatti, assai spesso a concentrare lo sviluppo delle attività economiche in certe zone, lasciandone altre in abbandono. Questi squilibri nella distribuzione territoriale delle attività economiche devono essere corretti, non solo perché possono pregiudicare, nel lungo periodo, lo sviluppo stesso del reddito nazionale, ma anche per evidenti ed importanti motivi di carattere sociale. La programmazione consente di affrontare questi problemi, per la prima volta in modo veramente organico, ed in una visione completa dell’intero sistema economico e si caratterizza, quindi, in senso sociale, innanzitutto sotto questo profilo. Allo Stato, nel quadro degli investimenti volti a caratterizzare i modi di spesa del reddito, spetta il compito di intervenire per ostacolare questo processo di impoverimento della vita culturale e sociale delle ragioni oggi più arretrate. In quest’ottica la programmazione, mediante il coordinamento e la razionalizzazione degli investimenti pubblici nel quadro complessivo del sistema economico, consente una guida pubblica dell’economia assai più incisiva, coerente e plausibile di quel che non sia possibile con la politica del singolo caso, sottoposta alle tradizionali pressioni settoriali e a remore di ogni genere. Con un piano nazionale è, infatti, possibile attribuire alla collettività, che determina appunto, secondo le regole democratiche, gli indirizzi dell’azione pubblica, l’effettivo esercizio del diritto di compiere grandi scelte di fondo, quali quelle che decidono il destino economico e civile di un Paese. Per soddisfare tutte queste esigenze occorre, pertanto, una programmazione globale ed integrata, che - tra l’altro - colga non solo l’aspetto finanziario ma anche l’aspetto economico-patrimoniale della gestione. Allo studio di tali rilevanti problematiche è dedicato il presente lavoro che, prendendo le mosse dall’esame dalla definizione giuridica e dall’ inquadramento normativo del concetto stesso di programmazione, cerca individuare gli aspetti funzionali ed organizzativi della stessa nel nostro ordinamento con particolare attenzione ai suoi riflessi nell’attività finanziaria e tributaria, nel tentativo di fornire un contributo all’annoso problema dell’elaborazione di un modello di programmazione economica efficace e rispondente alle complesse esigenze dell’ attuale sistema socio - economico.
2005
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