L’opera si propone di analizzare, attraverso il recupero di una documentazione archivistica inedita, un frangente storico-giuridico particolarmente complesso, costituito dalla trasformazione ottocentesca delle strutture amministrative nel Mezzogiorno d’Italia all’indomani dell’arrivo dei francesi. Certo non si trattò di un processo automatico. La recezione del sistema napoleonico nello stato meridionale suscitò numerosi problemi, incontrò ostacoli e resistenze tenaci non sempre superati, che pongono qualche interrogativo. Perché quel “meccanismo ammirevole di tipo piramidale” che secondo i suoi fautori avrebbe dovuto assicurare un’attenta tutela sulla società civile, ossia una fitta trama di controlli sui suoi movimenti interni soprattutto durante l’attuazione della legislazione eversiva ed il grande movimento di terre che ne seguì, fu imposto per lo più con procedimenti di tipo politico-militare, i cui limiti apparvero subito evidenti agli stessi funzionari ed uomini politici di lingua francese. Quel nuovo impianto costituzionale e di governo era infatti basato sul principio dell’accentramento dei poteri che avrebbe dovuto rappresentare uno dei cardini più solidi per la trasformazione delle vecchie gerarchie e garantire quindi il dispiegarsi dell’economia e la modernizzazione del paese. Ma per lunghi anni, alla prova dei fatti, esso si dimostrò come una barca che faceva acqua da tutte le parti, come furono costretti ad ammettere tanti tra i suoi protagonisti e fautori. Ragion per cui anche il mito dell’accentramento andrebbe verificato sulle fonti amministrative e forse ridimensionato. Tuttavia furono un ristretto numero di capaci statisti, intrisi di una profonda cultura giuridica, a farsi carico di armonizzare la legislazione d’oltralpe al regno di Napoli. Il modello francese costituì, dunque, la pietra angolare degli assetti istituzionali nell’Europa del primo Ottocento. Con le armate napoleoniche fecero il loro ingresso avamposti dela civiltà giuridica moderna: l’uguaglianza innanzi alla legge, l’abolizione della feudalità, la codificazione. Fu una vera e propria “rivoluzione amministrativa” silenziosa e graduale a gettare le basi per la fondazione dello Stato moderno.

Sui fondamenti dell'amministrazione. Prassi riformatrice Napoletana tra code napoléon e istanze costituzionali

D'IPPOLITO, Francesco Eriberto
2006

Abstract

L’opera si propone di analizzare, attraverso il recupero di una documentazione archivistica inedita, un frangente storico-giuridico particolarmente complesso, costituito dalla trasformazione ottocentesca delle strutture amministrative nel Mezzogiorno d’Italia all’indomani dell’arrivo dei francesi. Certo non si trattò di un processo automatico. La recezione del sistema napoleonico nello stato meridionale suscitò numerosi problemi, incontrò ostacoli e resistenze tenaci non sempre superati, che pongono qualche interrogativo. Perché quel “meccanismo ammirevole di tipo piramidale” che secondo i suoi fautori avrebbe dovuto assicurare un’attenta tutela sulla società civile, ossia una fitta trama di controlli sui suoi movimenti interni soprattutto durante l’attuazione della legislazione eversiva ed il grande movimento di terre che ne seguì, fu imposto per lo più con procedimenti di tipo politico-militare, i cui limiti apparvero subito evidenti agli stessi funzionari ed uomini politici di lingua francese. Quel nuovo impianto costituzionale e di governo era infatti basato sul principio dell’accentramento dei poteri che avrebbe dovuto rappresentare uno dei cardini più solidi per la trasformazione delle vecchie gerarchie e garantire quindi il dispiegarsi dell’economia e la modernizzazione del paese. Ma per lunghi anni, alla prova dei fatti, esso si dimostrò come una barca che faceva acqua da tutte le parti, come furono costretti ad ammettere tanti tra i suoi protagonisti e fautori. Ragion per cui anche il mito dell’accentramento andrebbe verificato sulle fonti amministrative e forse ridimensionato. Tuttavia furono un ristretto numero di capaci statisti, intrisi di una profonda cultura giuridica, a farsi carico di armonizzare la legislazione d’oltralpe al regno di Napoli. Il modello francese costituì, dunque, la pietra angolare degli assetti istituzionali nell’Europa del primo Ottocento. Con le armate napoleoniche fecero il loro ingresso avamposti dela civiltà giuridica moderna: l’uguaglianza innanzi alla legge, l’abolizione della feudalità, la codificazione. Fu una vera e propria “rivoluzione amministrativa” silenziosa e graduale a gettare le basi per la fondazione dello Stato moderno.
2006
88-7607-020-6
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/158832
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact