Cinquant’anni fa, nel clima della contestazione sociale e culturale, era in atto a livello mondiale e in Olivetti, una radicale trasformazione tecnologica e produttiva: quella dalla meccanica alla elettronica, con conseguenze irripetibili e irreversibili nell’industria e nella società. La modificazione degli spazi della fabbrica e dei processi produttivi, i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e nella cultura tecnologica del personale tecnico, il necessario riposizionamento sul mercato e i nuovi rapporti con la concorrenza, le diverse modalità degli investimenti nella ricerca e dello sviluppo dei prodotti, erano solo alcuni aspetti di quella trasformazione. Anche oggi è in corso una nuova rivoluzione industriale (anche nota come Industria 4.0) che dopo quella basata sull’elettronica e sull’elaborazione dei dati tramite i computer, s’incardina sulle tecnologia dell’informazione e della comunicazione, con rilevanti implicazioni che valicano i confini dell’industria e della produzione, per impattare sull’ambiente, sulla sostenibilità dello sviluppo, sulla responsabilità sociale dell’impresa. Linguaggi nella società e nella tecnica è il titolo di un convegno internazionale che la Società Olivetti organizzò a Milano nell’ottobre del 1968, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica, per il centenario della nascita di Camillo Olivetti, fondatore della fabbrica. Per sottolineare la continuità del pensiero e del fare di Camillo - uomo della scienza e della tecnica - il comitato organizzatore del convegno ritenne che lo studio dei linguaggi come rappresentazione della società e come misura e strumento del suo grado di innovazione, potesse efficacemente ricordare la sua persona e costituire un valido contributo culturale e scientifico. In particolare, si riconobbe il ruolo centrale della cultura nel dare indirizzo alle scelte industriali, tecnologiche, e quindi economiche e sociali. Riflettere oggi sui temi di quel convegno, che costituì una vera e propria proposta culturale, non è soltanto esercizio di analisi e ricostruzione storica di un momento di grande trasformazione della fabbrica di Ivrea e del territorio, delle implicanze che la produzione di massa andava innescando a livello culturale e sociale (dal posto di lavoro all’ambiente domestico). Significa soprattutto analizzare su diverse scale e attraverso diversi linguaggi e canali di comunicazione un metodo di indagine e un bagaglio di saperi interni alla fabbrica che raccoglie dati, analizza e produce modelli di sviluppo; significa interrogarsi sull’attualità o meno della funzione che cultura ed etica hanno in relazione ai nuovi linguaggi e ai nuovi luoghi del sapere. Modalità e potenzialità di accesso e possesso di conoscenza riflettono il rapporto tra le collettività umane e gli strumenti tecnologici, e questo rapporto filtrato da tecnologie che si presumono oneste, si rivela invece più spesso squilibrato e talvolta discriminatorio, rispetto ad un obiettivo di solidarietà e convivenza sociale, di libertà di espressione e di libero accesso alla conoscenza e all’informazione. Tornare a parlare di quel convegno, significa anche riconoscere la capacità di visione di un’impresa che, in un momento di grande crescita industriale e produttiva, riafferma il primato della cultura rispetto alla tecnologia. Anche per questo, “Olivetti” è ancora oggi sentita e identificata come valore positivo, sinonimo di cultura, di alto livello di prestazione tecnologica e di autorevolezza di contenuti. Il modello che “Ivrea, città industriale del XX secolo” incarna e che recentemente è stato riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, è simbolo di un modello democratico di confronto continuo e dinamico tra gli organismi della fabbrica e le persone che la abitano, alla ricerca di soluzioni e proposte che trasformano il territorio e veicolano metodi e contenuti dello sviluppo. I “Cantieri Olivetti per la storia del Novecento” a cura dell’Associazione Archivio Storico Olivetti, partono da questo assunto: la possibilità di far emergere i legami che intercorrono tra temi e terreni di lavoro che ibridano la cultura industriale Olivetti e le culture tecniche, esplorando le potenzialità che tali intrecci rappresentano per la valorizzazione del patrimonio degli Archivi e per una nuova interpretazione della storia della fabbrica di Ivrea.

Intervento a Convegno: I SEGNI DEL CODICE VISIVO OLIVETTI _ titolo del Convegno: Cantieri Olivetti per la storia del Novecento “Linguaggi nella società e nella tecnica, 1968-2018

FIORENTINO
2018

Abstract

Cinquant’anni fa, nel clima della contestazione sociale e culturale, era in atto a livello mondiale e in Olivetti, una radicale trasformazione tecnologica e produttiva: quella dalla meccanica alla elettronica, con conseguenze irripetibili e irreversibili nell’industria e nella società. La modificazione degli spazi della fabbrica e dei processi produttivi, i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro e nella cultura tecnologica del personale tecnico, il necessario riposizionamento sul mercato e i nuovi rapporti con la concorrenza, le diverse modalità degli investimenti nella ricerca e dello sviluppo dei prodotti, erano solo alcuni aspetti di quella trasformazione. Anche oggi è in corso una nuova rivoluzione industriale (anche nota come Industria 4.0) che dopo quella basata sull’elettronica e sull’elaborazione dei dati tramite i computer, s’incardina sulle tecnologia dell’informazione e della comunicazione, con rilevanti implicazioni che valicano i confini dell’industria e della produzione, per impattare sull’ambiente, sulla sostenibilità dello sviluppo, sulla responsabilità sociale dell’impresa. Linguaggi nella società e nella tecnica è il titolo di un convegno internazionale che la Società Olivetti organizzò a Milano nell’ottobre del 1968, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica, per il centenario della nascita di Camillo Olivetti, fondatore della fabbrica. Per sottolineare la continuità del pensiero e del fare di Camillo - uomo della scienza e della tecnica - il comitato organizzatore del convegno ritenne che lo studio dei linguaggi come rappresentazione della società e come misura e strumento del suo grado di innovazione, potesse efficacemente ricordare la sua persona e costituire un valido contributo culturale e scientifico. In particolare, si riconobbe il ruolo centrale della cultura nel dare indirizzo alle scelte industriali, tecnologiche, e quindi economiche e sociali. Riflettere oggi sui temi di quel convegno, che costituì una vera e propria proposta culturale, non è soltanto esercizio di analisi e ricostruzione storica di un momento di grande trasformazione della fabbrica di Ivrea e del territorio, delle implicanze che la produzione di massa andava innescando a livello culturale e sociale (dal posto di lavoro all’ambiente domestico). Significa soprattutto analizzare su diverse scale e attraverso diversi linguaggi e canali di comunicazione un metodo di indagine e un bagaglio di saperi interni alla fabbrica che raccoglie dati, analizza e produce modelli di sviluppo; significa interrogarsi sull’attualità o meno della funzione che cultura ed etica hanno in relazione ai nuovi linguaggi e ai nuovi luoghi del sapere. Modalità e potenzialità di accesso e possesso di conoscenza riflettono il rapporto tra le collettività umane e gli strumenti tecnologici, e questo rapporto filtrato da tecnologie che si presumono oneste, si rivela invece più spesso squilibrato e talvolta discriminatorio, rispetto ad un obiettivo di solidarietà e convivenza sociale, di libertà di espressione e di libero accesso alla conoscenza e all’informazione. Tornare a parlare di quel convegno, significa anche riconoscere la capacità di visione di un’impresa che, in un momento di grande crescita industriale e produttiva, riafferma il primato della cultura rispetto alla tecnologia. Anche per questo, “Olivetti” è ancora oggi sentita e identificata come valore positivo, sinonimo di cultura, di alto livello di prestazione tecnologica e di autorevolezza di contenuti. Il modello che “Ivrea, città industriale del XX secolo” incarna e che recentemente è stato riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, è simbolo di un modello democratico di confronto continuo e dinamico tra gli organismi della fabbrica e le persone che la abitano, alla ricerca di soluzioni e proposte che trasformano il territorio e veicolano metodi e contenuti dello sviluppo. I “Cantieri Olivetti per la storia del Novecento” a cura dell’Associazione Archivio Storico Olivetti, partono da questo assunto: la possibilità di far emergere i legami che intercorrono tra temi e terreni di lavoro che ibridano la cultura industriale Olivetti e le culture tecniche, esplorando le potenzialità che tali intrecci rappresentano per la valorizzazione del patrimonio degli Archivi e per una nuova interpretazione della storia della fabbrica di Ivrea.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/396625
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