Nel saggio sono analizzate le difese predisposte nella piazzaforte di Capua durante l'occupazione austriaca (1707-1734). Le cosiddette ‘opere esterne’ alla cinta muraria cinquecentesca, completate entro il 1720 con il determinante contributo dell’ingegnere napoletano Filippo Marinelli, riprendono in particolare quanto già felicemente applicato dal maresciallo Vauban alla fine degli anni Sessanta del secolo precedente nella piazza di Neuf-Brisach, codificato in seguito come ‘primo sistema di fortificazione’ ma faticosamente recepito dai tecnici militari di area italiana. I quattro rivellini esterni ai bastioni meridionali saranno poi integrati, nell’ultimo lustro di occupazione, da cinque possenti “frecce” di forma fortemente allungata, ognuna collegata con le retrostanti opere attraverso un passaggio coperto intervallato da una coppia di piazze d’armi, un innovativo sistema ideato da Jean Antoine d'Herbort, ingegnere militare elvetico di grande esperienza nominato nel 1730 supervisore delle fortificazioni del regno di Napoli per assumere, l’anno seguente, la prestigiosa carica di Capitano della piazza di Capua. Nonostante la riduzione del progetto iniziale, questa tipologia di fortificazioni verrà codificata dallo stesso d’Herbort nel suo celebre trattato “Nouvelle Maniere Suisse de Fortifier les Places”, redatto in gran parte durante la sua permanenza napoletana e pubblicato ad Augusta alla fine del 1734. Sebbene egli non faccia mai esplicito riferimento alla città campana, il confronto tra le tavole allegate alla quarta parte del trattato (interamente dedicata alle fortificazioni irregolari) e i grafici in gran parte autografi conservati a Vienna e a Napoli, permette di ricostruire l’iter progettuale ed esecutivo di quanto da lui realizzato nella principale piazzaforte del regno, offrendo così un’ulteriore e originale chiave di lettura allo studio delle difese capuane predisposte agli inizi del Settecento.

Nouvelle Maniere Suisse de Fortifier les Places. Jean Antoine d’Herbort e la difesa di Capua (1730-1734)

G. Pignatelli Spinazzola
2017

Abstract

Nel saggio sono analizzate le difese predisposte nella piazzaforte di Capua durante l'occupazione austriaca (1707-1734). Le cosiddette ‘opere esterne’ alla cinta muraria cinquecentesca, completate entro il 1720 con il determinante contributo dell’ingegnere napoletano Filippo Marinelli, riprendono in particolare quanto già felicemente applicato dal maresciallo Vauban alla fine degli anni Sessanta del secolo precedente nella piazza di Neuf-Brisach, codificato in seguito come ‘primo sistema di fortificazione’ ma faticosamente recepito dai tecnici militari di area italiana. I quattro rivellini esterni ai bastioni meridionali saranno poi integrati, nell’ultimo lustro di occupazione, da cinque possenti “frecce” di forma fortemente allungata, ognuna collegata con le retrostanti opere attraverso un passaggio coperto intervallato da una coppia di piazze d’armi, un innovativo sistema ideato da Jean Antoine d'Herbort, ingegnere militare elvetico di grande esperienza nominato nel 1730 supervisore delle fortificazioni del regno di Napoli per assumere, l’anno seguente, la prestigiosa carica di Capitano della piazza di Capua. Nonostante la riduzione del progetto iniziale, questa tipologia di fortificazioni verrà codificata dallo stesso d’Herbort nel suo celebre trattato “Nouvelle Maniere Suisse de Fortifier les Places”, redatto in gran parte durante la sua permanenza napoletana e pubblicato ad Augusta alla fine del 1734. Sebbene egli non faccia mai esplicito riferimento alla città campana, il confronto tra le tavole allegate alla quarta parte del trattato (interamente dedicata alle fortificazioni irregolari) e i grafici in gran parte autografi conservati a Vienna e a Napoli, permette di ricostruire l’iter progettuale ed esecutivo di quanto da lui realizzato nella principale piazzaforte del regno, offrendo così un’ulteriore e originale chiave di lettura allo studio delle difese capuane predisposte agli inizi del Settecento.
2017
Pignatelli Spinazzola, G.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/386528
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