Le azioni di intervento straordinario avviate con la nascita della "Cassa del Mezzogiorno" istituita nel 1950 con il duplice obiettivo di creare nuova occupazione e incrementare il reddito, influiscono nella infrastrutturazione e nella modificazione, in particolare nelle province settentrionali della Campania, secondo modi e strategie permanenti. I piani di sviluppo industriale elaborati a partire dagli anni sessanta individuano nei territori casertani le più elevate potenzialità di decentramento e decongestione dell’area napoletana. Come la valle del Basento o la piana di Sibari, anche in Terra di Lavoro si progettano modelli di sviluppo in grado di coniugare la vocazione agraria di questi luoghi con un razionale incremento industriale che possa arrestare il graduale spopolamento della campagna, tradotto in termini di fenomeno migratorio, a fronte di un criterio di trattenimento delle popolazioni favorito dal potenziamento insediativo e infrastrutturale. Il contributo indaga le ricadute di tale fenomeno partendo dall'analisi a scala architettonica dei grandi poli industriali effettivamente sorti nella campagna coltivata di Terra di Lavoro, fino all'esame dei flussi urbani indotti dal trasferimento continuo di operai insediati nei nuovi quartieri a loro destinati, nonché sulla distribuzione nel territorio di tali impianti e sulle modificazioni degli equilibri regionali.

Fabbriche interrotte. La "Cassa" e l'industria a nord di Napoli nel secondo Novecento

CASTANO', Francesca
2011

Abstract

Le azioni di intervento straordinario avviate con la nascita della "Cassa del Mezzogiorno" istituita nel 1950 con il duplice obiettivo di creare nuova occupazione e incrementare il reddito, influiscono nella infrastrutturazione e nella modificazione, in particolare nelle province settentrionali della Campania, secondo modi e strategie permanenti. I piani di sviluppo industriale elaborati a partire dagli anni sessanta individuano nei territori casertani le più elevate potenzialità di decentramento e decongestione dell’area napoletana. Come la valle del Basento o la piana di Sibari, anche in Terra di Lavoro si progettano modelli di sviluppo in grado di coniugare la vocazione agraria di questi luoghi con un razionale incremento industriale che possa arrestare il graduale spopolamento della campagna, tradotto in termini di fenomeno migratorio, a fronte di un criterio di trattenimento delle popolazioni favorito dal potenziamento insediativo e infrastrutturale. Il contributo indaga le ricadute di tale fenomeno partendo dall'analisi a scala architettonica dei grandi poli industriali effettivamente sorti nella campagna coltivata di Terra di Lavoro, fino all'esame dei flussi urbani indotti dal trasferimento continuo di operai insediati nei nuovi quartieri a loro destinati, nonché sulla distribuzione nel territorio di tali impianti e sulle modificazioni degli equilibri regionali.
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