pp. 406-427, tavv. VIII-XIII, figg. 1-10 L’identificazione del Colosso di Nerone con i tre frammenti del Colosso bronzeo di Costantino ai Musei Capitolini, ampiamente sostenuta dalle indagini scientifiche, che hanno anche risolto il difficile problema dell’ “apparente” differenza di dimensioni tra i due colossi, ha portato a nuove conferme e ulteriori ricerche: nuove conferme perché, approfondendo l’analisi sul Colosso di Helios a Rodi, appare chiara la sostanziale diversità tra le due opere, quella romana certamente una <falsa> imitazione di quella greca, che rappresenta un vero e proprio colosso alto più di trenta metri; ulteriori ricerche perché viene avanzata un’ipotesi ricostruttiva dell’alto basamento su cui s’innalzava il Colosso di Nerone-Sol a Roma, con precipui confronti e restituzioni grafiche, e vengono proposti nuovi interventi sul colosso urbano nell’età tra Massenzio e Costanzo II, documentati nella realtà archeologica. Questi ultimi riguardano anche i tondi adrianei dell’Arco di Costantino e l’erezione di quest’ultimo monumento. Secondo la nuova proposta i tondi adrianei appartenevano originariamente al grandioso basamento del Colosso di Helios, ricostruito da Adriano in occasione dello spostamento della statua colossale per la costruzione del Tempio di Venere e Roma. L’Arco, nella sua prima erezione marmorea, risalirebbe a Massenzio, che assai probabilmente ridedicò il Colosso di Helios al figlio Romolo divinizzato e, ristrutturando il monumentale basamento adrianeo, reimpiegò i tondi nel nuovo arco marmoreo eretto sulla via Trionfale, completando in tal modo il programma urbanistico adrianeo nella Valle del Colosseo. Costantino intervenne nuovamente su tutti i monumenti dell’area, completandoli e ridedicandoli a suo nome; in particolare venne riadattato il basamento del Colosso di Helios e fu completato l’Arco (i frammenti marmorei dell’epigrafe monumentale di Massenzio furono reimpiegati come materiale da costruzione nell’attico dell’Arco). Alla morte dell’imperatore, Costanzo II intervenne nuovamente sulla fisionomia della statua colossale di bronzo, come già Vespasiano, Commodo e i Severi, conferendogli la fisionomia del Divo Costantino, radiato come nella celebre statua di Costantinopoli (sostituzione della parte anteriore della testa con la maschera facciale e aggiunta dei riccioli terminali della capigliatura, come indicano le indagini tecnologiche). Tutta l’area, a partire da questo momento, fu sotto l’insegna del primo imperatore cristiano e allo stesso tempo, acquisendo il sovrano divinizzato anche il più antico significato del Colosso del Sole come simbolo di Roma Aeterna e di Aeternitas Augusti, Costantino fu venerato da tutto il Popolo di Roma, pagano e cristiano.

Il Colosso di Nerone-Sol a Roma: una "falsa" imitazione del Colosso di Helios a Rodi. A proposito della testimonianza di Plinio,della ricostruzione del basamento nella valle del Colosseo e dei "tondi adrianei"

ENSOLI, Serenella
2007

Abstract

pp. 406-427, tavv. VIII-XIII, figg. 1-10 L’identificazione del Colosso di Nerone con i tre frammenti del Colosso bronzeo di Costantino ai Musei Capitolini, ampiamente sostenuta dalle indagini scientifiche, che hanno anche risolto il difficile problema dell’ “apparente” differenza di dimensioni tra i due colossi, ha portato a nuove conferme e ulteriori ricerche: nuove conferme perché, approfondendo l’analisi sul Colosso di Helios a Rodi, appare chiara la sostanziale diversità tra le due opere, quella romana certamente una imitazione di quella greca, che rappresenta un vero e proprio colosso alto più di trenta metri; ulteriori ricerche perché viene avanzata un’ipotesi ricostruttiva dell’alto basamento su cui s’innalzava il Colosso di Nerone-Sol a Roma, con precipui confronti e restituzioni grafiche, e vengono proposti nuovi interventi sul colosso urbano nell’età tra Massenzio e Costanzo II, documentati nella realtà archeologica. Questi ultimi riguardano anche i tondi adrianei dell’Arco di Costantino e l’erezione di quest’ultimo monumento. Secondo la nuova proposta i tondi adrianei appartenevano originariamente al grandioso basamento del Colosso di Helios, ricostruito da Adriano in occasione dello spostamento della statua colossale per la costruzione del Tempio di Venere e Roma. L’Arco, nella sua prima erezione marmorea, risalirebbe a Massenzio, che assai probabilmente ridedicò il Colosso di Helios al figlio Romolo divinizzato e, ristrutturando il monumentale basamento adrianeo, reimpiegò i tondi nel nuovo arco marmoreo eretto sulla via Trionfale, completando in tal modo il programma urbanistico adrianeo nella Valle del Colosseo. Costantino intervenne nuovamente su tutti i monumenti dell’area, completandoli e ridedicandoli a suo nome; in particolare venne riadattato il basamento del Colosso di Helios e fu completato l’Arco (i frammenti marmorei dell’epigrafe monumentale di Massenzio furono reimpiegati come materiale da costruzione nell’attico dell’Arco). Alla morte dell’imperatore, Costanzo II intervenne nuovamente sulla fisionomia della statua colossale di bronzo, come già Vespasiano, Commodo e i Severi, conferendogli la fisionomia del Divo Costantino, radiato come nella celebre statua di Costantinopoli (sostituzione della parte anteriore della testa con la maschera facciale e aggiunta dei riccioli terminali della capigliatura, come indicano le indagini tecnologiche). Tutta l’area, a partire da questo momento, fu sotto l’insegna del primo imperatore cristiano e allo stesso tempo, acquisendo il sovrano divinizzato anche il più antico significato del Colosso del Sole come simbolo di Roma Aeterna e di Aeternitas Augusti, Costantino fu venerato da tutto il Popolo di Roma, pagano e cristiano.
2007
Ensoli, Serenella
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/207266
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