Il successo dei giovani nel mercato del lavoro non dipende da fattori singoli, ma dall’insieme di istituzioni che regolano le transizioni scuola-lavoro. Infatti, gli indicatori di svantaggio assoluto e relativo dei giovani nei paesi OCSE tendono a formare clusters omogenei piuttosto che disporsi lungo un continuum ordinato. Per questo motivo, si deve parlare di veri e propri regimi di transizione scuola-lavoro, sul modello dei regimi di welfare state di Gösta Esping-Andersen. Tra le componenti del policy mix adottato per agevolare il passaggio all’età adulta in ciascun regime, vi è senz’altro il grado di flessibilità nel mercato del lavoro e la possibilità di ricorrere a forme contrattuali atipiche. Tali forme di impiego aiutano i giovani ad acquisire direttamente nel mercato e in azienda l’esperienza lavorativa di cui hanno bisogno per colmare il gap che li separa dagli adulti, ma non sono sufficienti. Altri fattori decisivi sono, in primo luogo, un maggiore collegamento fra sistema di istruzione e mercato del lavoro, tipico, seppure in forme diverse dei paesi anglosassoni, della Germania e di alcuni paesi asiatici, come il Giappone. Inoltre, le politiche attive per l’impiego, tipiche dei paesi scandinavi, possono contribuire a “riattivare” quei giovani che, al momento della loro entrata nel mercato del lavoro, cadono nella trappola della disoccupazione. L’Italia appartiene al regime Europeo Mediterraneo o del Latin rim tipico anche di Spagna, Portogallo e Grecia, con i quali condivide il ruolo assegnato a ciascuna istituzione – famiglia, impresa, mercato, sistema di istruzione e di formazione professionale, agenzie di collocamento e legislazione sul lavoro. Simile è anche l’evoluzione legislativa degli ultimi venti anni, caratterizzata da successive riforme della contrattualistica del lavoro e anche dei sistemi d’istruzione secondaria e terziaria. Senza modificare l’intero impianto della legislazione sul lavoro, si è preferito introdurre riforme al margine che hanno liberalizzato le forme contrattuali soprattutto per i nuovi entranti. Ciò ha determinato una diffusione notevole dei lavori atipici, fino a raggiungere quote percentuali dell’occupazione che sono, in realtà, sconosciute ai paesi Anglosassoni, dove la flessibilità riguarda ogni contratto di lavoro, non solo quelli dei giovani. In quel che segue, illustrerò alcuni tratti tipici del mercato del lavoro giovanile, tratti così persistenti da potersi considerare incontrovertibili. Da essi occorre partire per la formulazione di proposte di politica economica volte a rendere più agevole il passaggio all’età adulta.

"Dalla scuola a un lavoro, non senza fatica"

PASTORE, Francesco
2012

Abstract

Il successo dei giovani nel mercato del lavoro non dipende da fattori singoli, ma dall’insieme di istituzioni che regolano le transizioni scuola-lavoro. Infatti, gli indicatori di svantaggio assoluto e relativo dei giovani nei paesi OCSE tendono a formare clusters omogenei piuttosto che disporsi lungo un continuum ordinato. Per questo motivo, si deve parlare di veri e propri regimi di transizione scuola-lavoro, sul modello dei regimi di welfare state di Gösta Esping-Andersen. Tra le componenti del policy mix adottato per agevolare il passaggio all’età adulta in ciascun regime, vi è senz’altro il grado di flessibilità nel mercato del lavoro e la possibilità di ricorrere a forme contrattuali atipiche. Tali forme di impiego aiutano i giovani ad acquisire direttamente nel mercato e in azienda l’esperienza lavorativa di cui hanno bisogno per colmare il gap che li separa dagli adulti, ma non sono sufficienti. Altri fattori decisivi sono, in primo luogo, un maggiore collegamento fra sistema di istruzione e mercato del lavoro, tipico, seppure in forme diverse dei paesi anglosassoni, della Germania e di alcuni paesi asiatici, come il Giappone. Inoltre, le politiche attive per l’impiego, tipiche dei paesi scandinavi, possono contribuire a “riattivare” quei giovani che, al momento della loro entrata nel mercato del lavoro, cadono nella trappola della disoccupazione. L’Italia appartiene al regime Europeo Mediterraneo o del Latin rim tipico anche di Spagna, Portogallo e Grecia, con i quali condivide il ruolo assegnato a ciascuna istituzione – famiglia, impresa, mercato, sistema di istruzione e di formazione professionale, agenzie di collocamento e legislazione sul lavoro. Simile è anche l’evoluzione legislativa degli ultimi venti anni, caratterizzata da successive riforme della contrattualistica del lavoro e anche dei sistemi d’istruzione secondaria e terziaria. Senza modificare l’intero impianto della legislazione sul lavoro, si è preferito introdurre riforme al margine che hanno liberalizzato le forme contrattuali soprattutto per i nuovi entranti. Ciò ha determinato una diffusione notevole dei lavori atipici, fino a raggiungere quote percentuali dell’occupazione che sono, in realtà, sconosciute ai paesi Anglosassoni, dove la flessibilità riguarda ogni contratto di lavoro, non solo quelli dei giovani. In quel che segue, illustrerò alcuni tratti tipici del mercato del lavoro giovanile, tratti così persistenti da potersi considerare incontrovertibili. Da essi occorre partire per la formulazione di proposte di politica economica volte a rendere più agevole il passaggio all’età adulta.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/196426
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