L’importante ritrovamento dei disegni del Foro Gioacchino, rinvenuti dall’autrice nel fondo dell'architetto Gioacchino Ersoch attivo a Roma nel secondo Ottocento, ha offerto un nuovo strumento di riflessione per tornare a inquadrare le proposte redatte in occasione del concorso murattiano bandito a Napoli nel 1809, di cui, com'è noto, mancava documentazione iconografica, almeno fino a questo momento. Gli inediti materiali restituiscono infatti, per la prima volta, una testimonianza grafica della ideale place Royale, concepita in luogo dell’antico Largo di Palazzo. Nelle tavole di progetto l’anonimo architetto descrive due varianti di Foro a pianta rettangolare, concluso da un emiciclo fronteggiante la Reggia, scandito da un portico continuo, con giro di botteghe e locali retrostanti, interrotto solo dai varchi di accesso alle strade, agli edifici adiacenti e al salone centrale, con il risultato finale di un impianto improntato a un sagoma mistilinea. Le caratteristiche singolari, riscontrabili per entrambi gli studi, consistono soprattutto nella perfetta simmetrizzazione della piazza, come pure nell’adozione dell’aula unica rettangolare al culmine dell’emiciclo, in cui campeggia la grande statua del re Gioacchino. Non corrispondendo, in dettaglio, ad alcuna delle soluzioni in concorso è presumibile che si tratti di una ulteriore ipotesi redatta tra il 1810 e il 1812, quando progettisti non solo di ambito partenopeo sono chiamati a formulare nuove varianti, ispirate con maggiore evidenza alla cultura d’Oltralpe. Tra i possibili autori vi potrebbe essere l’architetto romano Serafino Casella, - raccomandato da Antonio Canova al ministro dell’Interno Miot - incaricato nel corso della sua attività a Napoli anche di studiare la piazza Reale. A supporto di tale ipotesi attributiva si è rivelata utile l’analisi dell’intero fondo archivistico, in cui la presenza di un disegno autografato, nella serie di progetti non identificati, a firma di “Casella architetto” lascia supporre che altro materiale di questo autore sia potuto confluire nel ricco ed eterogeneo patrimonio documentario di Ersoch. Allo stesso progetto va senz’altro riferito un disegno acquerellato, - di circa un metro di lunghezza rinvenuto sempre da chi scrive - conservato nella collezione milanese Lampugnani del Museo Poldi Pezzoli, che presenta una veduta d’insieme della piazza, risultando la riproduzione pittorica di almeno una delle due varianti. In esso sono fedelmente ritratti il porticato dorico continuo sui lati brevi della piazza interrotto dai monumentali portali a fornice, il fondale a esedra con andamento mistilineo, il pronao ionico aggettante e le due fontane simmetriche, analogamente a tutto quanto suggerito nei progetti dell’Archivio Ersoch. L’insieme dei preziosi grafici, oltre a restituire un’inedita immagine del foro reale, fornisce una testimonianza tangibile del fervore creativo che animò l’iniziativa murattiana, estendendola ben al di là dei confini del regno, con il coinvolgimento di artisti di provenienza romana, poi affermatisi nel clima della Restaurazione con il concorso della chiesa del San Francesco di Paola.

Il Foro Gioacchino nel Fondo dei disegni dell'Archivio Ersoch

CASTANO', Francesca
2012

Abstract

L’importante ritrovamento dei disegni del Foro Gioacchino, rinvenuti dall’autrice nel fondo dell'architetto Gioacchino Ersoch attivo a Roma nel secondo Ottocento, ha offerto un nuovo strumento di riflessione per tornare a inquadrare le proposte redatte in occasione del concorso murattiano bandito a Napoli nel 1809, di cui, com'è noto, mancava documentazione iconografica, almeno fino a questo momento. Gli inediti materiali restituiscono infatti, per la prima volta, una testimonianza grafica della ideale place Royale, concepita in luogo dell’antico Largo di Palazzo. Nelle tavole di progetto l’anonimo architetto descrive due varianti di Foro a pianta rettangolare, concluso da un emiciclo fronteggiante la Reggia, scandito da un portico continuo, con giro di botteghe e locali retrostanti, interrotto solo dai varchi di accesso alle strade, agli edifici adiacenti e al salone centrale, con il risultato finale di un impianto improntato a un sagoma mistilinea. Le caratteristiche singolari, riscontrabili per entrambi gli studi, consistono soprattutto nella perfetta simmetrizzazione della piazza, come pure nell’adozione dell’aula unica rettangolare al culmine dell’emiciclo, in cui campeggia la grande statua del re Gioacchino. Non corrispondendo, in dettaglio, ad alcuna delle soluzioni in concorso è presumibile che si tratti di una ulteriore ipotesi redatta tra il 1810 e il 1812, quando progettisti non solo di ambito partenopeo sono chiamati a formulare nuove varianti, ispirate con maggiore evidenza alla cultura d’Oltralpe. Tra i possibili autori vi potrebbe essere l’architetto romano Serafino Casella, - raccomandato da Antonio Canova al ministro dell’Interno Miot - incaricato nel corso della sua attività a Napoli anche di studiare la piazza Reale. A supporto di tale ipotesi attributiva si è rivelata utile l’analisi dell’intero fondo archivistico, in cui la presenza di un disegno autografato, nella serie di progetti non identificati, a firma di “Casella architetto” lascia supporre che altro materiale di questo autore sia potuto confluire nel ricco ed eterogeneo patrimonio documentario di Ersoch. Allo stesso progetto va senz’altro riferito un disegno acquerellato, - di circa un metro di lunghezza rinvenuto sempre da chi scrive - conservato nella collezione milanese Lampugnani del Museo Poldi Pezzoli, che presenta una veduta d’insieme della piazza, risultando la riproduzione pittorica di almeno una delle due varianti. In esso sono fedelmente ritratti il porticato dorico continuo sui lati brevi della piazza interrotto dai monumentali portali a fornice, il fondale a esedra con andamento mistilineo, il pronao ionico aggettante e le due fontane simmetriche, analogamente a tutto quanto suggerito nei progetti dell’Archivio Ersoch. L’insieme dei preziosi grafici, oltre a restituire un’inedita immagine del foro reale, fornisce una testimonianza tangibile del fervore creativo che animò l’iniziativa murattiana, estendendola ben al di là dei confini del regno, con il coinvolgimento di artisti di provenienza romana, poi affermatisi nel clima della Restaurazione con il concorso della chiesa del San Francesco di Paola.
2012
Castano', Francesca
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/172574
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