Oggetto del lavoro resta la ricostruzione dell’articolazione dei confini amministrativi e delle variazioni da essi subite del Mezzogiorno continentale d'Italia, ovvero delle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, nell’arco temporale che va dal 1861 fino al censimento del 2001. Viene approfondita l’indagine storico-geografica che, partendo dal periodo romano, mira a ricostruire le logiche che hanno condotto alle prime suddivisioni amministrative delle sei Regioni del Mezzogiorno. Il nucleo centrale del lavoro è costituito dall'approfondimento dell’analisi già avviata in sede di Dottorato e riferita al periodo 1861-2001, dei processi territoriali e delle delimitazioni nel loro insieme alle diverse scale. Di questi eventi, che hanno originato anche situazioni conflittuali nelle diverse fasi di mutamenti politico-istituzionali, si è cercato di disegnare un quadro il più possibile ordinato e compiuto, utilizzando diversi strumenti: l'esposizione discorsiva, l'elaborazione statistica, la cartografia. Ove possibile, si è operato un confronto tra il momento normativo e la definizione territoriale di quegli enti locali, in primo luogo Regioni e Province che, soprattutto in questi ultimi tempi, sono stati oggetto di dibattito politico. Sono stati indagati soprattutto tre periodi storici ben precisi legati alle variazioni non solo territoriali, ma anche di toponomastica: il periodo dall'Unità al 1920, il ventennio fascista e l'ultimo cinquantennio del secolo appena trascorso. L’intero lavoro è corredato da mappe riepilogative ed esplicative delle diverse variazioni della struttura dell'articolazione provinciale e comunale, e da due tipologie di tabelle Istat: una relativa alle variazioni territoriali, suddivisa per periodo e per Provincia, e una relativa ai cambiamenti di toponomastica provinciale e comunale. Pur restando fondamentalmente ancorata alla ricostruzione storica, la ricerca non cela l’ambizione di poter essere utile riferimento per le amministrazioni regionali e locali del Mezzogiorno continentale che desiderino agevolmente ricostruire la propria storia, sia da un punto di vista territoriale che amministrativo, ed anche verificare elementi di coerenza per scelte in materia urbanistica. Le regioni meridionali, con le grandi ambiguità legate alla loro storia territoriale, risultano scarsamente studiate sotto questo profilo. La trama del lavoro nasce quindi dall'esigenza di riempire almeno in parte tale vuoto, pur con le difficoltà legate alla disomogeneità delle fonti da consultare.

Terre e confini del Sud, Memorie della Società Geografica Italiana, vol. LXXI,

PELLICANO, Astrid
2004

Abstract

Oggetto del lavoro resta la ricostruzione dell’articolazione dei confini amministrativi e delle variazioni da essi subite del Mezzogiorno continentale d'Italia, ovvero delle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, nell’arco temporale che va dal 1861 fino al censimento del 2001. Viene approfondita l’indagine storico-geografica che, partendo dal periodo romano, mira a ricostruire le logiche che hanno condotto alle prime suddivisioni amministrative delle sei Regioni del Mezzogiorno. Il nucleo centrale del lavoro è costituito dall'approfondimento dell’analisi già avviata in sede di Dottorato e riferita al periodo 1861-2001, dei processi territoriali e delle delimitazioni nel loro insieme alle diverse scale. Di questi eventi, che hanno originato anche situazioni conflittuali nelle diverse fasi di mutamenti politico-istituzionali, si è cercato di disegnare un quadro il più possibile ordinato e compiuto, utilizzando diversi strumenti: l'esposizione discorsiva, l'elaborazione statistica, la cartografia. Ove possibile, si è operato un confronto tra il momento normativo e la definizione territoriale di quegli enti locali, in primo luogo Regioni e Province che, soprattutto in questi ultimi tempi, sono stati oggetto di dibattito politico. Sono stati indagati soprattutto tre periodi storici ben precisi legati alle variazioni non solo territoriali, ma anche di toponomastica: il periodo dall'Unità al 1920, il ventennio fascista e l'ultimo cinquantennio del secolo appena trascorso. L’intero lavoro è corredato da mappe riepilogative ed esplicative delle diverse variazioni della struttura dell'articolazione provinciale e comunale, e da due tipologie di tabelle Istat: una relativa alle variazioni territoriali, suddivisa per periodo e per Provincia, e una relativa ai cambiamenti di toponomastica provinciale e comunale. Pur restando fondamentalmente ancorata alla ricostruzione storica, la ricerca non cela l’ambizione di poter essere utile riferimento per le amministrazioni regionali e locali del Mezzogiorno continentale che desiderino agevolmente ricostruire la propria storia, sia da un punto di vista territoriale che amministrativo, ed anche verificare elementi di coerenza per scelte in materia urbanistica. Le regioni meridionali, con le grandi ambiguità legate alla loro storia territoriale, risultano scarsamente studiate sotto questo profilo. La trama del lavoro nasce quindi dall'esigenza di riempire almeno in parte tale vuoto, pur con le difficoltà legate alla disomogeneità delle fonti da consultare.
2004
88-88692-14-2
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