Se nella globalizzazione tardocapitalista si assiste ad un arretramento delle istituzioni, ad un turn to the subjective, alla soggettivazione intesa unicamente come il ritrarsi della soggettività nella presunta immediatezza dell’interiorità, nella illusoria pretesa di potersi relazionare a sé ed agli altri senza la mediazione sociale di alcun ordine simbolico, ciò dipende proprio dall’ estremizzazione del processo di de-istituzione della soggettività dalla potenza istitutiva del desiderio, e dalla sua istanza politica di partecipazione al conflitto istitutivo intorno alla produzione sociale del senso, nell’estetizzazione mediatica del godimento. Come può rendersi possibile un movimento di soggettivazione dove il carattere necessariamente politico dell’individuazione sociale non comporti l’esonero della soggettività dalla potenza della sua autonomia istitutiva? E’ ancora praticabile una concezione della democrazia come auto-istituzione della società dove possa aver luogo un movimento autonomo di soggettivazione nella partecipazione degli individui alla riconfigurazione dell’ordine simbolico, intesa non solo in senso normativo ma soprattutto come produzione collettiva dell’idea direttrice di una forma di vita e delle istituzioni in cui si rappresenta, ossia come aver-da-essere della de-funzionale potenza del desiderio umano nella forma politica del suo rappresentarsi?

DESIDERIO E ISTITUZIONE. Per un'antropologia politica della soggettività

DE RITA, Carlo
2007

Abstract

Se nella globalizzazione tardocapitalista si assiste ad un arretramento delle istituzioni, ad un turn to the subjective, alla soggettivazione intesa unicamente come il ritrarsi della soggettività nella presunta immediatezza dell’interiorità, nella illusoria pretesa di potersi relazionare a sé ed agli altri senza la mediazione sociale di alcun ordine simbolico, ciò dipende proprio dall’ estremizzazione del processo di de-istituzione della soggettività dalla potenza istitutiva del desiderio, e dalla sua istanza politica di partecipazione al conflitto istitutivo intorno alla produzione sociale del senso, nell’estetizzazione mediatica del godimento. Come può rendersi possibile un movimento di soggettivazione dove il carattere necessariamente politico dell’individuazione sociale non comporti l’esonero della soggettività dalla potenza della sua autonomia istitutiva? E’ ancora praticabile una concezione della democrazia come auto-istituzione della società dove possa aver luogo un movimento autonomo di soggettivazione nella partecipazione degli individui alla riconfigurazione dell’ordine simbolico, intesa non solo in senso normativo ma soprattutto come produzione collettiva dell’idea direttrice di una forma di vita e delle istituzioni in cui si rappresenta, ossia come aver-da-essere della de-funzionale potenza del desiderio umano nella forma politica del suo rappresentarsi?
2007
9788846485380
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