Negli anni compresi tra il 1933 ed il 1947 si viene formando in Italia un pensiero giuridico che, pur dialogando e scontrandosi, a volte accettando passivamente l’arroganza del potere politico, altre pagando prezzi altissimi, altre ancora muovendosi camaleonticamente, alla fine resiste, ed impone la propria visione nel diritto e nelle istituzioni. Sotto questo profilo la figura di De Martino ci ha consentito di riconsiderare alcuni aspetti del dibattito storiografico del secolo scorso. Croce, Betti, Bonfante sono certamente esponenti di una cultura totalmente immersa nel proprio presente e per i quali, sotto il rigoroso pensiero scientifico, scorre il fiume delle passioni politiche. La ricostruzione dell’opera di De Martino, in quel drammatico torno di anni, può allora a nostro avviso costituire la sua autobiografia intellettuale, calata in un più ampio contesto in cui si muoveva la cultura giuridica della prima metà Novecento. Ripercorrerla, come abbiamo tentato di fare, ha comportato l’acquisizione di un dato che ora ci sembra irrinunciabile: l’impossibilità di scindere, anche e soprattutto nella storia giuridica, la storia dalla storiografia.

Fra due codici diritto positivo e storia giuridica nell'opera di Francesco De Martino (1933-1947)

D'IPPOLITO, Francesco Eriberto
2012

Abstract

Negli anni compresi tra il 1933 ed il 1947 si viene formando in Italia un pensiero giuridico che, pur dialogando e scontrandosi, a volte accettando passivamente l’arroganza del potere politico, altre pagando prezzi altissimi, altre ancora muovendosi camaleonticamente, alla fine resiste, ed impone la propria visione nel diritto e nelle istituzioni. Sotto questo profilo la figura di De Martino ci ha consentito di riconsiderare alcuni aspetti del dibattito storiografico del secolo scorso. Croce, Betti, Bonfante sono certamente esponenti di una cultura totalmente immersa nel proprio presente e per i quali, sotto il rigoroso pensiero scientifico, scorre il fiume delle passioni politiche. La ricostruzione dell’opera di De Martino, in quel drammatico torno di anni, può allora a nostro avviso costituire la sua autobiografia intellettuale, calata in un più ampio contesto in cui si muoveva la cultura giuridica della prima metà Novecento. Ripercorrerla, come abbiamo tentato di fare, ha comportato l’acquisizione di un dato che ora ci sembra irrinunciabile: l’impossibilità di scindere, anche e soprattutto nella storia giuridica, la storia dalla storiografia.
2012
978-88-7607-088-4
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