I processi della moda nella loro complessa fenomenologia, aderiscono e forniscono un caso studio importante per la definizione del concetto di tempo contemporaneo adottata da G. Agamben. Infatti, affermando che la moda è un “buon esempio di questa speciale esperienza del tempo che chiamiamo la contemporaneità, (…)” si definisce come quell’ambito delle attività umane che introduce “nel tempo una peculiare discontinuità, che lo divide secondo la sua attualità o inattualità, il suo essere o il suo non-esser-piú-alla-moda”. Essere alla moda o non esserlo rappresenta una sottilissima e fragile linea di demarcazione e chi la attraversa percepisce la differenza ma allo stesso tempo non sa specificare o collocarla nel tempo cronologico, perciò si rivela inafferrabile. L’attualità o meno della moda potrebbe essere l’attimo in cui lo stilista crea un abito, in seguito diventa un prototipo per passare alle varie fasi di produzione. Viceversa, l’attualità è riferibile alla passerella o al momento in cui passa nelle riviste o addirittura quando arriva alla distribuzione, o quando si vede l’abito indossato e attraversare i luoghi e quindi lo spazio e il tempo del quotidiano? Per Agamben la moda ha il suo tempo per manifestarsi ed è“(…) costitutivamente in anticipo su sé stesso e, proprio per questo, anche sempre in ritardo, ha sempre la forma di una soglia inafferrabile fra un “non ancora” e un “non piú”. In questo senso la moda come la contemporaneità comporta una sfasatura, essere alla moda significa allo stesso tempo essere già fuori. La peculiare “sfasatura” della moda favorisce il realizzarsi di un’altra condizione di non-contemporaneità, quella particolare dinamica di “citare e, in questo modo, riattualizzare qualunque momento del passato (gli anni ’20, gli anni ’70, ma anche la moda impero o neo-classica). Essa può, cioè, mettere in relazione ciò che ha inesorabilmente diviso, richiamare, ri-evocare e rivitalizzare ciò che pure aveva dichiarato morto”.

DISCRONIE. FENOMENI DEL CONTEMPORANEO NELLA MODA E NEL DESIGN

SBORDONE, Maria Antonietta
2012

Abstract

I processi della moda nella loro complessa fenomenologia, aderiscono e forniscono un caso studio importante per la definizione del concetto di tempo contemporaneo adottata da G. Agamben. Infatti, affermando che la moda è un “buon esempio di questa speciale esperienza del tempo che chiamiamo la contemporaneità, (…)” si definisce come quell’ambito delle attività umane che introduce “nel tempo una peculiare discontinuità, che lo divide secondo la sua attualità o inattualità, il suo essere o il suo non-esser-piú-alla-moda”. Essere alla moda o non esserlo rappresenta una sottilissima e fragile linea di demarcazione e chi la attraversa percepisce la differenza ma allo stesso tempo non sa specificare o collocarla nel tempo cronologico, perciò si rivela inafferrabile. L’attualità o meno della moda potrebbe essere l’attimo in cui lo stilista crea un abito, in seguito diventa un prototipo per passare alle varie fasi di produzione. Viceversa, l’attualità è riferibile alla passerella o al momento in cui passa nelle riviste o addirittura quando arriva alla distribuzione, o quando si vede l’abito indossato e attraversare i luoghi e quindi lo spazio e il tempo del quotidiano? Per Agamben la moda ha il suo tempo per manifestarsi ed è“(…) costitutivamente in anticipo su sé stesso e, proprio per questo, anche sempre in ritardo, ha sempre la forma di una soglia inafferrabile fra un “non ancora” e un “non piú”. In questo senso la moda come la contemporaneità comporta una sfasatura, essere alla moda significa allo stesso tempo essere già fuori. La peculiare “sfasatura” della moda favorisce il realizzarsi di un’altra condizione di non-contemporaneità, quella particolare dinamica di “citare e, in questo modo, riattualizzare qualunque momento del passato (gli anni ’20, gli anni ’70, ma anche la moda impero o neo-classica). Essa può, cioè, mettere in relazione ciò che ha inesorabilmente diviso, richiamare, ri-evocare e rivitalizzare ciò che pure aveva dichiarato morto”.
2012
978-88-6055-7469
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/161707
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