Le Lezioni di storia del diritto italiano che Francesco De Martino pubblicò fra il 1946 e 1947 furono composte dallo studioso, non ancora quarantenne, durante gli anni del suo insegnamento barese, e pubblicate in due distinti volumi da una piccola tipografia napoletana. Il primo consta di 205 pagine e porta come sottotitolo La proprietà. Il secondo, di 147 pagine, è dedicato ai Diritti su cosa altrui. Allo stato delle informazioni e delle ricerche compiute non ci risulta che negli anni relativi a queste due pubblicazioni De Martino avesse ricoperto “ufficialmente” un corso di Storia del diritto italiano a Bari. In effetti egli in quegli anni insegnava prima in qualità di professore straordinario e poi come ordinario, Storia del diritto romano nell’ateneo pugliese. Si è supposto, perciò, che il Maestro napoletano abbia svolto nelle discipline oggetto delle due pubblicazioni una supplenza “di fatto”. Lo studioso pervenne alla composizione di queste due opere in un momento particolarmente impegnativo del suo vissuto politico e culturale. Basti pensare, per quanto riguarda il solo dato politico, l’impegno estremo ch’egli svolse in tutto il Mezzogiorno quale esponente di primo piano del Partito d’Azione. La seconda metà degli anni Quaranta vide infatti De Martino fra i principali protagonisti del dramma storico politico che stava vivendo il Partito d’Azione. Il congresso di Roma del febbraio del 1946 è considerato come la chiusura della vicenda del Partito che, con la mozione Lussu-De Martino si caratterizzava in senso decisamente socialista. Il 1947 vede altresì la scissione socialdemocratica di gennaio, ed il 20 ottobre del medesimo anno il Partito d’Azione poneva fine alla sua esistenza e avviava la confluenza nel Partito Socialista. Sono tempi drammatici per la sinistra, che vedono l’impegno politico di De Martino espresso ai massimi livelli. Sotto il profilo culturale è invece necessario ricordare che De Martino scriveva le Lezioni avendo alle spalle un’intensa attività svolta per conto dell’Istituto italiano di studi legislativi diretto da Salvatore Galgano, dove nella Rassegna di giurisprudenza aveva provveduto ad annotare, a partire dalla seconda metà degli anni Trenta, numerosissime sentenze della Cassazione civile. Tutto l’impianto metodologico tracciato, pur fondandosi su puntuali conoscenze storiografiche, è teso a connettere nella ricerca storica il fattore economico sociale con il diritto. E’ quella che è stata giustamente definita come l’idea di uno ‘stato mutevole’, costretto a modificare gli ordinamenti e le sue forme giuridiche sotto la spinta delle dure leggi economiche. Quel materialismo storico che ha contraddistinto il metodo d’indagine di Francesco De Martino si ripercuoterà per tutto il corso di un’esistenza, fino a trovare la propria completezza nell’equilibrio con il concetto di unità della ricerca storica, cui egli giungeva alla fine di un lungo percorso scientifico, sempre vissuto con pari rigore di quello con cui intese il proprio impegno civile.

F. De Martino, Lezioni di Storia del diritto italiano. 1 La proprietà. 2 Diritti su cose altrui

D'IPPOLITO, Francesco Eriberto
2010

Abstract

Le Lezioni di storia del diritto italiano che Francesco De Martino pubblicò fra il 1946 e 1947 furono composte dallo studioso, non ancora quarantenne, durante gli anni del suo insegnamento barese, e pubblicate in due distinti volumi da una piccola tipografia napoletana. Il primo consta di 205 pagine e porta come sottotitolo La proprietà. Il secondo, di 147 pagine, è dedicato ai Diritti su cosa altrui. Allo stato delle informazioni e delle ricerche compiute non ci risulta che negli anni relativi a queste due pubblicazioni De Martino avesse ricoperto “ufficialmente” un corso di Storia del diritto italiano a Bari. In effetti egli in quegli anni insegnava prima in qualità di professore straordinario e poi come ordinario, Storia del diritto romano nell’ateneo pugliese. Si è supposto, perciò, che il Maestro napoletano abbia svolto nelle discipline oggetto delle due pubblicazioni una supplenza “di fatto”. Lo studioso pervenne alla composizione di queste due opere in un momento particolarmente impegnativo del suo vissuto politico e culturale. Basti pensare, per quanto riguarda il solo dato politico, l’impegno estremo ch’egli svolse in tutto il Mezzogiorno quale esponente di primo piano del Partito d’Azione. La seconda metà degli anni Quaranta vide infatti De Martino fra i principali protagonisti del dramma storico politico che stava vivendo il Partito d’Azione. Il congresso di Roma del febbraio del 1946 è considerato come la chiusura della vicenda del Partito che, con la mozione Lussu-De Martino si caratterizzava in senso decisamente socialista. Il 1947 vede altresì la scissione socialdemocratica di gennaio, ed il 20 ottobre del medesimo anno il Partito d’Azione poneva fine alla sua esistenza e avviava la confluenza nel Partito Socialista. Sono tempi drammatici per la sinistra, che vedono l’impegno politico di De Martino espresso ai massimi livelli. Sotto il profilo culturale è invece necessario ricordare che De Martino scriveva le Lezioni avendo alle spalle un’intensa attività svolta per conto dell’Istituto italiano di studi legislativi diretto da Salvatore Galgano, dove nella Rassegna di giurisprudenza aveva provveduto ad annotare, a partire dalla seconda metà degli anni Trenta, numerosissime sentenze della Cassazione civile. Tutto l’impianto metodologico tracciato, pur fondandosi su puntuali conoscenze storiografiche, è teso a connettere nella ricerca storica il fattore economico sociale con il diritto. E’ quella che è stata giustamente definita come l’idea di uno ‘stato mutevole’, costretto a modificare gli ordinamenti e le sue forme giuridiche sotto la spinta delle dure leggi economiche. Quel materialismo storico che ha contraddistinto il metodo d’indagine di Francesco De Martino si ripercuoterà per tutto il corso di un’esistenza, fino a trovare la propria completezza nell’equilibrio con il concetto di unità della ricerca storica, cui egli giungeva alla fine di un lungo percorso scientifico, sempre vissuto con pari rigore di quello con cui intese il proprio impegno civile.
2010
978-88-7607-060-0
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11591/160438
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