La presenza di sempre maggiori gruppi sociali appartenenti a confessioni distinte da quella originariamente “monopolista”, anche molto distanti dalla nostra tradizione culturale, sottopongono a notevole stress operativo ed interpretativo alcune delle categorie concettuali elaborate nel corso dell’evoluzione dottrinale del diritto ecclesiastico italiano. Così, è iniziata in dottrina addirittura una profonda verifica, ad esempio, sulla opportunità del concordato e delle intese, come, d’altra parte, sull’intero sistema di relazioni tra lo Stato e le confessioni religiose posto ad esempio in crisi dalle richieste di gruppi ai quali in origine non si era forse pensato. Si discute, inoltre, sulla valenza attuale di alcuni istituti tradizionali che appaiono oramai desueti nella loro classica impostazione. In tale contesto di rinnovamento culturale e sociale, peraltro soltanto brevemente accennato, vorrebbe collocarsi il lavoro che segue. La libertà religiosa, difatti, certamente ritenuta una delle libertà fondamentali dell’individuo, non può più essere riguardata soltanto nell’alveo pubblicistico. Certamente è quello il contesto dove, nell’era moderna e contemporanea, tale libertà ha ricevuto consacrazione in “diritto”, recepito nella stragrande maggioranza delle Carte fondamentali dei Paesi. Tuttavia, proprio per effetto delle considerazioni appena espresse, è evidente che nell’ambito sociale si riscontrano oramai molteplici manifestazioni della stessa, non più del tutto stereotipabili, e di conseguenza difficilmente gestibili attraverso un’opera di normazione ordinaria, che dia attuazione ai principi costituzionali in modo effettivamente laico. A tale riguardo, Il Volume, oltre ad affrontare la relazione tra la libertà religiosa, l’ordinamento privatistico ed il sistema costituzionale, verifica la possibilità dell’impiego degli strumenti privatistici predisposti dal diritto comune, quali “veicolo” per la relativa attuazione nelle relazioni privatistiche.

L'attuazione privatistica della libertà religiosa

FUCCILLO, Antonio
2005

Abstract

La presenza di sempre maggiori gruppi sociali appartenenti a confessioni distinte da quella originariamente “monopolista”, anche molto distanti dalla nostra tradizione culturale, sottopongono a notevole stress operativo ed interpretativo alcune delle categorie concettuali elaborate nel corso dell’evoluzione dottrinale del diritto ecclesiastico italiano. Così, è iniziata in dottrina addirittura una profonda verifica, ad esempio, sulla opportunità del concordato e delle intese, come, d’altra parte, sull’intero sistema di relazioni tra lo Stato e le confessioni religiose posto ad esempio in crisi dalle richieste di gruppi ai quali in origine non si era forse pensato. Si discute, inoltre, sulla valenza attuale di alcuni istituti tradizionali che appaiono oramai desueti nella loro classica impostazione. In tale contesto di rinnovamento culturale e sociale, peraltro soltanto brevemente accennato, vorrebbe collocarsi il lavoro che segue. La libertà religiosa, difatti, certamente ritenuta una delle libertà fondamentali dell’individuo, non può più essere riguardata soltanto nell’alveo pubblicistico. Certamente è quello il contesto dove, nell’era moderna e contemporanea, tale libertà ha ricevuto consacrazione in “diritto”, recepito nella stragrande maggioranza delle Carte fondamentali dei Paesi. Tuttavia, proprio per effetto delle considerazioni appena espresse, è evidente che nell’ambito sociale si riscontrano oramai molteplici manifestazioni della stessa, non più del tutto stereotipabili, e di conseguenza difficilmente gestibili attraverso un’opera di normazione ordinaria, che dia attuazione ai principi costituzionali in modo effettivamente laico. A tale riguardo, Il Volume, oltre ad affrontare la relazione tra la libertà religiosa, l’ordinamento privatistico ed il sistema costituzionale, verifica la possibilità dell’impiego degli strumenti privatistici predisposti dal diritto comune, quali “veicolo” per la relativa attuazione nelle relazioni privatistiche.
2005
882431547X
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